Saranno fiori bianchi


In occasione del ventesimo anniversario dell’attentato di via Palestro a Milano, il Comitato promotore Per non dimenticare ha voluto commemorare le vittime, tra cui tre Vigili del Fuoco dilaniati da un’auto bomba
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Prima la messa al Comando dei Vigili del Fuoco in via Benedetto Marcello, poi l’attesa, in via Palestro, delle 23.14, E’ stata una cerimonia improntata alla semplicità. In quel’ora della terribile esplosione che uccise cinque uomini, con decine tra autopompe, autoscale ed auto della polizia che hanno acceso la sirena. La notte di via Palestro si è riempita per un minuto dei lampeggianti blu, i cui riflessi si incrociano, si rincorrono e rimbalzano verso il cielo, rischiarando e colorando il buio. La scena è surreale. Ritornano alla mente quei terribili istanti di 20 anni fa, la deflagrazione, l’inferno di fuoco, l’onda d’urto che ha polverizzato ed ucciso, l’arrivo dei soccorsi, le urla, lo strazio, il sangue, il dolore. Un accorato e lungo applauso al ricordo degli eroi di via Palestro si è levato dai presenti. La commozione ed emozione sono sentimenti palpabili. In molti a ricordare quei tragici fatti hanno gli occhi lucidi, mentre i parenti dell’estremo sacrificio dei propri cari è ancora vivo, attuale. sta maniera, sabato 27 luglio 2013, in una caldissima sera d’estate, il Comitato promotore “Per non dimenticare” del Comando di Milano formato dai Capo Reparto Angelo Fiorilli ed Angelo Re, dal Caposquadra Marco Testa ha voluto rendere omaggio, come ogni anno, alle vittime della strage di via Palestro. Quel momento di raccoglimento davanti al PAC (il Padiglione d’arte contemporanea), svoltosi alla stessa ora e nel punto esatto in cui avvenne la tragica esplosione del 1993, giungeva a conclusione di una serie di eventi organizzati dal Comune di Milano, dai Vigili del Fuoco e dai Vigili urbani, volti a commemorare il ventennale della strage. Oltre a numerosi rappresentanti del personale dei vigili in servizio e ad alcuni sopravvissuti alla tragedia, sono stati presenti, tra gli altri, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Silvano Barberi e Tullio Mastrangelo, comandante della Polizia municipale milanese, il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco Pref. Francesco Tronca.


Una nuova targa per non dimenticare 

In mattinata, sempre in via Palestro 14, alla presenza del sindaco, delle massime autorità civili, dei Vigili del fuoco e Vigili urbani e del Procuratore aggiunto antimafia Pier Luigi Maria Dell’Osso, è stata scoperta una nuova targa commemorativa voluta dal Comune. L’epigrafe del 1994, “vittime innocenti di un vile tentato” è stata sostituita con un perentorio “vittime di una strage mafiosa volta a ricattare lo Stato” – a riconoscimento della matrice mafiosa dell’attentato – posta a calce dei nomi delle cinque vittime: Alessandro Ferrari, Sergio Pasotto, Stefano Picerno, Carlo La Catena, Driss Moussafir. Significativo a riguardo la chiarazione di Pietro Grasso, presidente del Senato: “In occasione del ventesimo anniversario della loro morte, vogliamo ricordarli, vogliamo onorare la memoria delle tante vittime del terrorismo e della mafia, vogliamo stringerci attorno ai familiari”.I Vigili del Fuoco furono i primi ad intervenire quella notte. A perdere la vita nello scoppio dell’auto imbottita di tritolo furono: Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, insieme a loro anche l’agente della Polizia municipale Alessandro Ferrari. “La giornata di oggi vuole rendere omaggio al senso del dovere ed al coraggio di quanti hanno perso la vita quella notte - ha detto il ocuratore antimafia Pierluigi Dell’Osso - io quella notte ero qui vicino e avvertii perfettamente il fragore del l’esplosione. Una strage eseguita dalla mafia quella di via Palestro a Milano e che è stata oggetto di investigazioni - ha ricordato il procuratore – con processi passati in giudicato e sentenze di condanna con decine di ergastoli pronunciate in via definitiva”.

Saranno fiori bianchi

Presso il Padiglione d’Arte Contemporanea, è stata inaugurata in occasione dell’anniversario della strage di via Palestro, una mostra fotografica, denominata:“Saranno fiori bianchi, 27 luglio 1993, Milano” al PAC Padiglione d’ArteContemporanea: strage divia Palestro. La mostra è stata allestita con le immagini raccolte in questianni dai Vigili del Fuoco, che raccontano e riportano alla mente quanto avvenne quella sera, e successivamente allo scoppio, in un percorso di foto e video dei soccorsi, dei danni provocati dallo scoppio chedocumentano in modo diretto, immediato e inequivocabile la realtà di quei momenti, riaprendo ferite mai sopite, ridando fiato al dolore. Ma al dolore si mischia la consapevolezza che anche grazie a quei morti l’Italia è diventato un paese migliore. La mostra fotografica, nell’idea degli organizzatori, è divenuta in questo modo strumento e testimonianza diretta per rinnovare la memoria di chi c’era e nello stesso tempo, si è voluto creare memoria in chi era troppo giovane, in quegli anni, per ricordare a monito del futuro. Oltre alla mostra fotografica, sabato 27 si è svolto un incontro di riflessione e approfondimento a cui hanno preso parte le Autorità istituzionali. Un dibattito aperto che è stato moderato dalla giornalista Paola Maria Anelli, che seguì personalmente gli eventi in quei giorni del 1993, come cronista per il Telegiornale Rai. Al termine del convegno è stato conferito ad alcuni gili del Fuoco il premio al merito intitolato a “Carlo La Catena”. Il riconoscimento è stato consegnato dall’Associazione, presieduta da Nicola Perna, che porta il nome del Vigile del Fuoco deceduto il giorno dell’attentato e che è nata per mantenere vivo il ricordo dei ragazzi della squadra del turno “C”, promuovendo e lorizzando il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sull’intero territorio nazionale.

Fu Strage di mafia

Quella di Via Palestro è una memoria che Milano ancora oggi fatica ad associare ad una strage di mafia. Solo in occasione del ventennale, infatti, la targa commemorativa è stata sostituita indicando il “ricatto mafioso” allo Stato quale movente accertato dei fatti. Il ’92/’93 è stato il biennio delle stragi, delle bombe e degli omicidi eccellenti: nel 1992 nel giro di sette mesi vengono uccisi l’eurodeputato della Democrazia Cristiana Salvo Lima, Giovanni Falcone e la moglie, Paolo Borsellino con gli uomini delle scorte e in ultimo Ignazio Salvo, imprenditore siciliano mafioso e politico democristiano. Nel 1993 “Cosa nostra” sbarcava “in continente”, e arriva il fallito attentato di via Fauro a Roma, e le bombe al patrimonio artistico culturale italiano: il 27 maggio esplode la bomba in via dei Georgofili, a fianco degli Uffizi a Firenze, provocando cinque vittime. Due mesi dopo, il 27 luglio del 1993 l’esplosione di via Palestro a Milano. Sul terreno restano cinque vittime innocenti dopo l’esplosione delle 23:14 nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea . Sono i vigili del Fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, il vigile urbano Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, cittadino del Marocco. La stessa notte a Roma altre due esplosioni danneggiano le basiliche di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.

Quell 27 luglio a milano

Una donna bella, bionda, magra, probabilmente sotto i trent’anni, parcheggia la Fiat Uno in via Palestro e poi si dilegua su un’altra autovettura con due uomini a bordo. L’identikit è lo stesso fornito da altri testimoni sull’attentato di via Fauro a Roma. A Milano sono in due ad averla vista parcheggiare l’auto verso le 22:30. Sul posto arrivano Vigili del Fuoco e vigili urbani, a seguito di una chiamata che riferiva di un principio di incendio della vettura. Un rivolo di fumo bianco usciva dal cofano. I pompieri si avvicinano, c’è qualcosa di strano in quell’automobile. Non si tratta di incendio. Prima cosa da fare è mettere in sicurezza l’intera area. I vigili si adoperano per isolare la vettura e far tenere lontani, con l’aiuto di polizia e vigili urbani, i curiosi. Davanti al Padiglione di Arte Contemporanea si sono tre pompieri La Catena, Pasotto e Picerno e il vigile urbano Ferrari. Poco più avanti, su una panchina, c’è Driss Moussafir. Per loro non c’è scampo quando alle 23:14 la Fiat Uno da cui usciva fumo dal cofano esplode. L’onda d’urto non gli lascia scampo. Unica sopravvissuta una vigilessa, compagna di pattuglia di Ferrari. Il PAC è gravemente danneggiato, ma integro. Non è finita, mentre i soccorsi si adoperavano in via Palestro veniva una seconda esplosione dovuta a un’infiltrazione di gas sotterranea che fa crollare il Padiglione di Arte Contemporanea, rischiando di fare altre vittime, sono le quattro e mezza di notte. La nuova esplosione venne provocata da una sacca di gas che s’era creata sotto terra. Anche questa onda d’urto è stata violentissima. “Stavamo facendo un sopralluogo - ricorda uno dei presenti – e sono stato scaraventato in un angolo del cortile. Ero con due colleghi. Qualche attimo di silenzio. Poi ci siamo chiamati a voce alta. Eravamo ancora tutti vivi”.

La ricostruzione dei fatti 

L’episodio di Milano è stato ricostruito dai magistrati in base alle dichiarazioni di Pietro Carra, Antonio Scarano, Emanuele Di Natale e Umberto Maniscalco. Carra, unitamente a Lo Nigro che aveva con sé una miccia, aveva trasportato ad Arluno l’esplosivo, che era stato macinato e confezionato da Spatuzza, Lo NigroGiuliano si erano poi recati rispettivamente il 26 e il 27 luglio, a Roma, ove Scarano era impegnato nella preparazione degli attentati alle chiese. Scarano aveva appreso da Lo Nigro che quella sera sarebbero successe cose eclatanti in tutta Italia; aveva inoltre sentito Lo Nigro chiedere a Giuliano se aveva lasciato tutto a posto a Milano e quest’ultimo rispondere in maniera affermativa. Dopo gli attentati aveva sentito i predetti parlare tra loro e dire che le bombe di Milano e di Roma sarebbero dovute esplodere contemporaneamente a mezzanotte, ma che a Milano lo scoppio era avvenuto un’ora prima del previsto; la sera del 27 luglio, mentre preparavano l’autobomba nel cortile di via Ostiense per le stragi di Roma, Scarano aveva riferito a Di Natale che quella sera sarebbero scoppiate altre bombe anche a Milano. Scarano, poi, sollecitato da Di Natale a portare via l’esplosivo da via Ostiense a Roma, aveva risposto di avere pazienza perché doveva accordarsi con altre persone di Milano.

La notizia in televisione

“Abbiamo appreso la notizia della morte di Carlo dalla televisione. E’ stata una tragedia. – ricorda Raffaella La Catena, sorella del pompiere Carlo, presente a Milano per la cerimonia di rievocazione della strage – Stavamo se guendo il “Maurizio Costanzo Show” con mio padre Giuseppe, quando in sovrimpressione sullo schermo è arrivata la notizia degli attentati. Mio padre per istinto ha cercato Carlo al telefono, ma non ha ricevuto risposte. Quella sera era di turno. La tensione aumentava, ma stavamo in silenzio. Poi a mezzanotte e mezza l’edizione straordinaria del telegiornale che si apriva con una notizia terribile per tutti noi: “Tre morti nella squadra dei Vigili del Fuoco, tra cui il giovane pompiere napoletano Carlo La Catena”. Da quel momento non ho capito più niente. La disperazione si è impadronita del dolore, sembrava impossibile che Carlo non ci fosse più. Una squadra di vigili del fuoco con due carabinieri hanno suonato alla nostra porta. Era quasi l’una di notte. Volevano comunicarci la morte di Carlo, sono rimasti stupiti quando gli abbiamo riferito che l’avevamo saputo dalla televisione”. I genitori di Carlo La Catena erano titolari di una macelleria nel centro di Napoli, il quartiere San Carlo all’Arena, risvegliato e sotto choc dalla notizia si trasferì in strada, amici, parenti, conoscenti, tutti a casa di Carlo per sostenere la famiglia. “E’ iniziata una processione senza fine. – ricorda Raffaella La Catena – Abbiamo sentito l’affetto infinito della città, del quartiere, dei condomini, degli amici di tutti i giorni, ei clienti. Non riuscirò mai a ricordarli tutti, ma abbiamo sentito il dolore e l’affetto della gente di Napoli, per questo, con mio marito Nicola Perna, abbiamo fondato l’associazione Carlo la Catena, perché l’amore ed il doloresuscitato dal gesto coraggioso di Carlo, che ha sacrificato la propria vita per impedire altre vittime, doveva continuare a vivere nella memoria di tutti”. Poi, la commozione riempie di lacrime gli occhi di Raffaella. La camera ardente a Milano, i funerali di Stato, ma a riempire il cuore è stato l’addio di Napoli al suo Carlo. “L’aereo è atterrato a Capodichino la sera prima. A riceverlo i pompieri napoletani che l’hanno voluto in caserma. La mattina dopocon l’autopompa il feretro è stato portato nella basilica di Santa Maria degli Angeli alle Croci, in via Veterinaria, la chiesa della mia famiglia, dove Carlo aveva fatto la comunione. Rivivo ancora con un brivido di commozione quei momenti. Sembrava di vivere un’altra vita ed invece eravamo lì a dare l’addio a mio fratello”. La preghiera dei pompieri recita: “Un giorno senza rischio non è vissuto, poiché per noi credenti la morte è vita.”

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